Accessibilità digitale, fioccano multe da 40.000€ | Se sbagli può calare a picco

Accessibilità digitale (Canva) MandamentoNotizie.it
È in vigore da giugno un obbligo europeo per l’accessibilità digitale, ma in pochi lo sanno: scopri chi riguarda, cosa prevede e come adeguarsi.
Da giugno 2025 l’accessibilità digitale non è più un’opzione, ma un dovere per molti operatori digitali. Una direttiva europea trasforma le buone intenzioni in obblighi concreti e controllabili.
Ma non tutti sanno cosa comporta davvero, né quali strumenti esistono per affrontare il cambiamento. Per tale ragione rischiano multe salatissime.
Dietro le nuove regole si cela un’occasione concreta di innovazione inclusiva per aziende pubbliche e private. Ma bisogna conoscere e applicare le regole per avere vantaggi.
Ecco di cosa si tratta, come evitare multe e quali opportunità si celano dietro al cambiamento.
Accessibilità digitale: da diritto a standard europeo
Fino a poco tempo fa, l’accessibilità dei prodotti e dei servizi digitali era spesso considerata un tema di nicchia, relegato a iniziative volontarie o a normative dedicate solo alla pubblica amministrazione. La realtà è che milioni di cittadini europei affrontano quotidianamente ostacoli nell’utilizzo di siti web, app e strumenti digitali, con un impatto reale sulla loro autonomia e qualità della vita.
Con l’entrata in vigore dell’European Accessibility Act, l’Unione Europea ha deciso di affrontare il problema alla radice, imponendo standard comuni e vincolanti. L’obiettivo è garantire pari accesso a servizi essenziali come il commercio elettronico, i trasporti, le comunicazioni elettroniche e le operazioni bancarie. Una spinta decisa verso la digitalizzazione inclusiva, che si traduce in requisiti tecnici e progettuali chiari per rendere ogni esperienza digitale più equa e fruibile da tutti.

Cosa prevede il decreto italiano e chi deve adeguarsi
Dal 28 giugno 2025, in Italia è in vigore un decreto legislativo che recepisce la direttiva europea, rendendo obbligatoria l’accessibilità per una vasta gamma di soggetti. L’obbligo non riguarda solo enti pubblici, ma anche aziende private che operano in settori chiave. Parliamo di e-commerce, banche, trasporti, piattaforme digitali e fornitori di servizi di comunicazione elettronica. D’ora in avanti, ogni sito web, app, sportello self-service, terminale di pagamento o dispositivo digitale dovrà essere progettato seguendo i criteri di accessibilità: contenuti comprensibili, navigazione facilitata, alternative per chi ha disabilità visive, uditive o cognitive.
Non si tratta solo di rispettare una legge: si tratta di creare esperienze digitali accessibili a tutti, allargando la propria base utenti e promuovendo l’inclusione. Le imprese avranno comunque tempo per adeguarsi, grazie a un periodo transitorio che concede margini di adattamento. Inoltre, in determinati casi, le microimprese potranno beneficiare di deroghe. Le sanzioni previste per chi non si conforma sono significative, ma il messaggio di fondo è positivo: l’adeguamento non è solo un obbligo, è una leva strategica per il futuro. Chi investe oggi in accessibilità costruisce un marchio più solido, affidabile e orientato ai valori sociali.