Allarme acqua del rubinetto, contaminazione da PFAS ormai stabile in tutta la penisola | È tossica, le analisi lo confermano

Acqua contaminata (Foto di Darya Sannikova da pexels) - mandamentonotizie.it
L’acqua che beviamo potrebbe essere meno sicura di quanto pensiamo. Le analisi parlano chiaro: è piena di PFAS pericolosi.
C’è qualcosa che diamo sempre per scontato. Apriamo il rubinetto e ci aspettiamo che quello che scorre sia pulito, sicuro, innocuo. È un gesto quotidiano, quasi meccanico, che non richiede domande. O almeno non dovrebbe.
Eppure, ci sono cose che non si vedono, non si odorano e nemmeno si assaporano. Sono invisibili, ma presenti. E a volte sono proprio quelle a fare più danni. Non arrivano da chissà dove: sono già dentro casa nostra. Anzi, dentro di noi.
Negli ultimi anni, tra promesse ambientali e slogan rassicuranti, ci siamo abituati all’idea che “tutto è sotto controllo”. Ma cosa succede quando i controlli non bastano o, peggio, non ci sono affatto?
La risposta non è in una teoria del complotto, ma in un dato reale: la nostra acqua non è così pura come ci piace credere. E ora ci sono numeri, nomi e responsabilità che lo confermano.
Scandalo acqua potabile: in realtà è piena di PFAS
Un’indagine di Greenpeace, fa sapere money.it, condotta tra settembre e ottobre 2024, ha portato alla luce una realtà scomoda: oltre il 75% dei campioni d’acqua analizzati in tutta Italia contiene PFAS, composti chimici artificiali noti per essere altamente persistenti e dannosi per la salute. Sono stati analizzati 260 campioni prelevati in 235 Comuni: il risultato è chiaro, il problema è ovunque.
Le Regioni più colpite? La mappa della contaminazione fa rabbrividire. In Liguria, Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta tutti i campioni risultano contaminati. Il Veneto sfiora il 95%, l’Emilia-Romagna l’ha quasi raggiunto. Male anche Calabria, Sardegna, Piemonte, Toscana e Marche. Ma nessuna Regione è realmente al sicuro.

Il pericolo scorre nei rubinetti
Tra le città con le peggiori concentrazioni, spiccano Milano e Arezzo, ma anche Comuni più piccoli come Bussoleno (TO), Rapallo (GE), Ferrara o Castellazzo Bormida (AL), dove i livelli di alcuni PFAS superano anche di cinque volte quelli accettati da altri Paesi europei. E parliamo di sostanze vietate o sospette cancerogene, come il PFOA e il PFOS.
Il problema non è solo la diffusione, ma anche la normativa italiana: attualmente non esistono limiti nazionali vincolanti per la presenza di PFAS nell’acqua potabile. Il primo regolamento arriverà nel 2026, ma già si teme che sarà troppo permissivo rispetto agli standard adottati da altri Paesi, come Danimarca o Germania. Nel frattempo, Greenpeace e altre realtà chiedono interventi urgenti: limiti più severi, monitoraggi indipendenti, trasparenza nei dati e un piano per eliminare progressivamente queste sostanze. L’acqua è un diritto. Ma se oggi la beviamo con la sensazione che ci stia lentamente avvelenando, allora è il momento di smettere di fidarsi alla cieca e iniziare a pretendere risposte.