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AVELLA. Il Conte Ottavio Cattaneo riceve Vanvitelli e lo scrittore inglese Henry Swinburne

di Nicola Montanile

Terminato il Medioevo, la vita si sposta, nuovamente, in paese e si incominciano a riutilizzare le preesistenti strutture antiche.

Sul Decumano Maior, struttura viaria del periodo romano, insieme ai Cardini, sorgono il Convento dell’Ordine dei Frati Minori Osservanti, che ebbe tra i suoi alti personaggi, un Padre Domenico Ferrara/i, Vescovo di Barcellona e Giovanni Trottola, musico, compositore e matematico, con annessa Chiesa degli Angeli ed il Palazzo Baronale, il secondo fatto erigere dalla famiglia Spinelli, ma tante altre casate nobili si susseguiranno, quali Orsini, Cattaneo, Doria del Carretto, Colonna.

Intanto, intorno al 1735 – 1737, accadde che da un servitore, venne annunziato al Signor Conte Ottavio la venuta del magnifico Vanvitelli ed il Conte, prontamente, ordinò che lo si facesse passare.

Dopo i convenevoli saluti, il Vanvitelli volle sapere perché era stato chiamato ed il Conte disse di voler saldare il conto per aver completato il palazzo, aggiungendovi altri ambienti e per aver disegnato il bellissimo giardino, tratto da un moggio di terreno dell’immenso boschetto che si trova alle spalle e al che, l’architetto rispose, comunque, gli interessava, soprattutto, che lui fosse rimasto soddisfatto del lavoro eseguito ed il Conte rispondendo di sì, aggiunse, non poteva essere, diversamente, considerando la sua fama e quella di tutta la sua famiglia.    

E questi, rimanendo molto lusingato, fece comprendere che gli elogi valevano molto più del denaro e prima di congedarlo, il Conte volle fugare un dubbio, dopo aver, altresì, espresso che aveva operato, ottimamente, in questo paese e domandò se fosse vero di aver progettato di attingere l’acqua di Avella per le famose cascate di Caserta, ma, per il forte vento, si rinunciò al progetto.

Il Vanvitelli diede risposta affermativa e alla fine  gli fu datoil denaro pattuito, con i dovuti ringraziamenti, dicendo di ritenersi sempre a sua completa disposizione in ogni momento e circostanza e mentre stava per andarsi, si fermava e rivolto al Conte chiedeva il permesso, per un momento, di guardare il giardino, per un ulteriore sopralluogo; permesso che gli veniva concesso ed i due si allontanavano.                                                 

Avella viene menzionata, da molti autori e anche, in un testo dello scrittore inglese Henry Swinburne, il quale, come tanti altri stranieri, amava fare il “Gran Tour”, in Italia, nel 1700.

Egli descrive il nostro paese, nel paragrafo 11° della sua opera “Travels in the two Sicilies”, cioè Viaggio nelle due Sicilie ed il suo desiderio fu anche di visitare il paese, che ospitò Virgilio, per cui, annunciando il suo arrivo, tramite un telegramma, fu, gradito ospite del Conte Ottavio.

La stanza è sempre la stessa, il Conte sta leggendo, seduto alla sua scrivania; entra un secondo servitore ad annunciare cheè arrivato un signore inglese!; il Conte, sulle prime, rimane un po’ perplesso, ma poi, si ricorda che il mese scorso, gli arrivò una lettera che lo informava della sua venuta e si ricordava anche che si sarebbe fermato, ad Avella per poi visitare tutto il Regno e, quindi, gli ordinò di farlo passare e di trattarlo con tutti i riguardi dovuti.

Il servitore esce e rientra con l’inglese che si toglie il cappello e si inchina all’indirizzo del Conte e lo saluta “Good morning, Sir! How do you do? e il conte Mister Swinburne, I suppose?”.

Intanto, l’ignorante servitore, non sapendo un acca dell’inglese si chiede, tra se e se “Ma ‘e che stanne parlanne, rè supposte?

SWINBURNE:     “Yes, l’m very happy to be in your palace and it is an honour for me”.

CONTE:              “ l’m glad to see you and my men are at your disposal?

SWINBURNE:    ( con forte accento inglese) “Conte Cattaneo, preferisco parlare nella vostra bellissima lingua, perché vorrei tornare in Inghilterra, un po’ più napoletano”.

SERVITORE:      “Steveme scarze ‘a fetiente!”(sottovoce)

CONTE:              “Come volete voi. Ma ditemi, avete fatto un buon viaggio?

SWINBURNE:   “Si, la vista del Golfo di Napoli, mi ha incantato, Vedi Napoli è poi muori!” (il servitore fa le corna)

SWINBURNE:    “….e poi il Vesuvio, col suo pennacchio’ fa venire i brividi. Non vorrei mai trovarmi quando è in eruzione”.

SERVITORE:       “Ce vuleva pure stu schiattamuorte tira piere. Madonna mia bella, fa stà quieto ò Vesuvio”. (Si fa il segno della croce e si gratta le parti basse) 

CONTE:           (Dando segni di insofferenza per la maleducazione del servo)” Mister Swinburne, che cosa vi è piaciuto di più venendo ad Avella?

SWINBURNE     “La campagna è veramente molto bella e….come si dice?…Amena?”

SERVITORE:      “Vùò varè ca chiste mò ce vatta pure?” (fa il segno delle mazzate)

SWINBURNE:     “Sono straordinari i boschi di castagne e gli alberi di mele”.

CONTE :               « Et quos maliferae… » 

SWINBURNE:    “…..despectant moenia Abella”.

CONTE:          (Ridendo)” Vedo che abbiamo fatto gli stessi studi. Ora vi farò assaggiare le delizie della nostra terra: mele, miele e nocciole. (fa un cenno al cameriere che esce).

SWINBURNE:    “Qui, poi, tutto parla di storia: l’anfiteatro, il castello, le antiche mura, e il paesaggio è una vera poesia”.

(Entrano il servo ed una cameriera con cesti colmi di frutta e vasetti di miele che offrono al visitatore)

SWINBURNE:       “Grazie, mi ricorderanno di voi, Conte, e di Avella per tutto il viaggio. Vi manderò una copia del mio diario dall’Inghilterra”.

CONTE:  “Sarò felice ed onorato di tenerla nella mia biblioteca”.

Frattanto, il Vanvitelli, accompagnato dall’altro servitore e dopo aver guardato, con immenso compiacimento, per un momento il suo giardino progettato e salutato il factotum “Guardianiello”, esce dal portone principale, mentre fuori, degli avellani, sapendo della sua presenza, incuriositi, lo stanno aspettando. 

Una donna, appena lo vede, ne elogia il fisico, definendolo un opera d’arte, simili a quelle che lui nel corso della sua vita ha realizzate e di riscontro un amico presente gli fa notare che tutti gli italiani sono belli e prestanti e per usare un temine paesano “aitanti”, mostrando l’altro loro amico che è presente, il quale, non conoscendo il significato della parola “aitante” e credendo di essere stato offeso, si arrabbia, col dire di non incominciare a sfottere ed ad offendere.

A questo punto, veramente, lo offende, chiamandolo, a sua volta, ignorante e dicendo che non lo sta per niente sfottendo, per cui l’offeso, per risposta dice se “aitante èuna parola buona, nei miei riguardi, allora aitante a te e a me, se, invece, no, allora aitanti ‘e chilli schiaffi” che te li ricorderai per tutta la vita

Un’altra amica presente fa notare che è inutile bisticciare e chiarisce che la famiglia Vanvitelli non è di origine italiana, bensì olandese, trapiantata in Italia, e hanno ritenuto italianizzare il loro cognome, perché non erano fessi, in quanto l’Italia è stata sempre l’America per tutti.

Questa riflessione non viene ben compresa da un’altra, per cui gli viene spiegato che si è sempre stati amanti dei forestieri e che da noi tutti hanno fatto fortuna e si poteva chiamare un paesano per il lavoro del palazzo e del giardino.

Stupore sul volto degli altri, al quale chiedono se stesse scherzando o facesse sul serio e quando, imperterrito, continuò col dire “No! Dico seriamente. Non c’era, ad Avella, qualche muratore bravo e capace?”, gli viene spiegato che confonde muratore, fravecature ed ingegneri, per cui è, veramente, “nu nguacchiuso”, tanto, “Chi fraveche e sfraveche nun perde mai tiempe”.

Alla spiegazione, si offende, asserendo  Se non la smetti di burlarti di me, ti do un pugno e ti rompo il “Settimo nasale” e l’altro “E smettila anche con me, altrimenti ti spezzo la colonna “Verticale”.

Subentra un profonda riflessione di un altra amica  Come è buffa la vita! Un paese che ha avuto il massimo splendore, nel periodo romano, che ha dato i natali ad uomini illustri, che è stata sede di vescovado, che vede la presenza di Vanvitelli o di opere della sua scuola, e si sente dire “Settimo” nasale per Sette, colonna “Verticale” per Vertebrale. Speriamo che col prosieguo dei secoli questo paese non tenti a peggiorare, perché quando non si può peggiorare si tende a migliorare  e quando non si può più migliorare si tende a peggiorare e ci stiamo avviando in quest’ultima fase”. 

(Tratto da “Saggio su Avella”, – tra Storia e Fantasia) -; in stampa e di prossima pubblicazione: Fototeca Nicola Montanile: Lastra di pietra attestante il restauro del Castello fatto dal Conte Pietrantonio Spinelli; Cippo elogiativo per il figlio Carlo, di faccia e di lato con l’iscrizione latina e graca, presente nei pressi della prima peschiera).

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