L’eccellenza avellana. Un esempio da seguire. Dentro e fuori ogni contesto. Non solo beni e monumenti archeologici, non solo aspetti paesaggistici, non solo (più) cultura e natura, ma anche e tanto altro di più. In una sola parola: gastronomia. Un settore dove andarci con i piedi di piombo è d’obbligo, ma quando turisti o buongustai capitano al cospetto di professionalità del calibro di Francesco Fusco o Pasquale Pesce, il prestigio della prelibatezza “Made in Avella…” è scontato. Prodotti raffinati, di autorevolezza eccezionale, sobri, ma soprattutto di stampo locale. Alle due eccellenze avellane va dato ampio merito di aver imboccato, già in tempi non sospetti, una strada per il rilancio precisa: la tipicità intesa come produzione tipica che, appunto, si identifica in modo univoco con un’area geografica specifica.
Quel localismo che permette di emergere, di accelerare, di andare incontro ad una nuova stagione che sa, visto il passato recente e non, di riscossa e di discontinuità. Il turismo avellano può senza dubbio pregiarsi di riferimenti importanti.
Da qualche giorno si è impreziosito della certezza gastronomica. Una storia importante, quella dei due chef, che con le loro “mani” hanno decisamente dato un impulso ed un’immagine di qualità determinante ad Avella. A Fusco e Pesce va dato merito di aver puntato sullo sviluppo e il rilancio del territorio in tempi non sospetti, quando ad Avella si faticava a sviluppare un’identità precisa forse anche a causa della politica, incapace fino a qualche tempo fa di “adattarsi” al sistema in rete delle positività locali.
Riuscire a coniugare prodotti di stampo “Made in Avella” della gastronomia alla natura, al paesaggio e alla cultura (appunto), non è mai facile, soprattutto quando tra tutti i settori non vi è la giusta sintesi o quell’amalgama (che non si compra al supermercato): ed è questa oggi la principale sfida, a carico però della politica.
Una regia perfetta quella ha permesso ad Avella, insomma, di cominciare a costruire qualcosa di importante. Due eccellenze non hanno affatto sfigurato alla vetrina dell’Expo. Se per castello, anfiteatro, Clanio e le altre naturalezze del paese il successo, alla vigilia, sembrava essere scontato; lo stesso non lo si poteva prefigurare per chi al momento doveva mettersi in discussione per non far calare l’attenzione. Ne è nato, insomma, un nuovo trionfo che va ad ampliare il fascino dal punto di vista dell’immagine, e le responsabilità sul conto dei diretti interessati, dell’offerta turistica di Avella.
Il rilancio di Avella, insomma, è passato e passa, inevitabilmente, anche da qui. Da quelle eccellenze gastronomiche che, vedi l’esempio de “Il Moera” e “Pasticceria Pesce”, hanno costruito una rete ad elevato impatto di responsabilità sociale per il territorio. Due attori in voga, che negli anni hanno adottato un approccio sistemico nel settore della valorizzazione dei prodotti locali, che hanno ottenuto preziosi risultati nella cooperazione per il benessere della loro area geografica.
La sfida principale, ora, quella che spetta alla politica, è saper dare il giusto richiamo alle bellezze tutte di Avella. Sfida avviata, con primi riscontri positivi. Ma il grosso del cammino, magari convogliando ancora qualche altra eccellenza sia gastronomica che non, semmai dimenticata per strada, per dare il giusto pieno dell’offerta turistica di Avella che comincia a diventare “appetibile”.
ECCO I PIATTI DELL’EXPO
Questo il Primo Piatto: risotto alla Nocciola avellana con agliozzino selvatico dei monti avellani e provola affummicata.
Secondo piatto: Tartare di vitello con olive nere, aglianico e nocciola avellana.
Dolce: Cassata avellana: mousse di ricotta con nocciola avellana e cioccolato.
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