AVELLA IN DRAMMATIZZAZIONE PERIODO SETTECENTO:STORIA, LEGGENDA, SOPRANNOMI
NARRATRICE/TORE
Il settecento è il secolo della nascita di Romualdo Liberatore Luciano, che diventerà Padre Redentorista e famoso filosofo, apprezzato da Ferdinando II di Borbone e i suoi scritti di opere ascetiche e filosofiche saranno tutte edite dalla stamperia Reale. C’è fermento alla chiesa di Sant’Antonio a Tarsia, per l’arrivo del sovrano
FRATE – Stiamo aspettando il re, che deve andare a far visita al nostro confratello Padre Romualdo.
FRATE – Come mai questa visita?
FRATE – Il re Ferdinando lo vuole conoscere perché lo apprezza molto. Ma eccolo!
(Ferdinando viene portato da Padre Romualdo)
FERDINANDO – Buongiorno Padre. Sono venuto a conoscervi e mi sono permesso di portarvi dodici paia di camice, poiché, in una visita ufficiosa, in convento, notai che, umilmente, stavate rammentarvene una.
PADRE ROMUALDO – Grazie, per la sua benevolenza
FERDINANDO – Di che paese siete?
PADRE ROMUALDO – Sono nato ad Avella di Nola, nel 1782.
FERDINANDO – So che vi piace scrivere?
PADRE ROMUALDO – E bene si? (mostra dei fogli). Ecco! Questo lo vorrei pubblicare col titolo “Il Comunismo e Socialismo nelle loro stravaganze riguardo alla Religione ed al politico”.
FERDINANDO – Quando è sicuro di poterlo fare, lo invia al mio segretario che lo pubblicheremo con la Stamperia Reale.
(I due si salutano cordialmente)
NARRATRICE/TORE
Ma un’altro avellano del quartiere di sperone viene alla ribalta: Ignazio D’anna, che scrisse il primo libro, in due Toma, di Storia Patria, intitolato “Avella Illustrata ed anche il periodo della proclamazione della Repubblica Partenopea; evento che investe tutto il sud, dove vengono innalzati “Alberi della Libertà. In tutti i paesi, furono mandati, in avanscoperta, ciarlatani, col compito di portare il messaggio di democrazia. Uno di questi giunge anche nel territorio abellano, a mezzogiorno, in un caldo ed afoso mese di agosto, mentre i contadini erano nei campi.
CIARLATANO – (Camicia sbottonata sul petto, la cravatta ed i capelli al vento. A suon di tamburi e di tromba chiama e raduna il popolo e sale su di un tavolino, mentre tre contadini sono intenti a lavorare, si girano e guardano e si avvicinano, parlando tra loro)
CONTADINO – Verìmme che venne!
CONTADINO – Spère che song’ mericine, pecchè so tre juorne che tèngo nù ‘ddio ‘e male e panza
CONTADINO – Statt’ ‘attiente pecchè corre l’epatite “vitale” e juone ffà, nù paesane ‘e muorte.
CONTADINO – Noo..nunn’èra epatite virale. Era malate, rà perecchio tiempo ‘e cirròsi “e patème“
CONTADINO – Scusate? Numm”a ti fatte capì niente. ‘O pate è chi?
CIARLATANO – Cittadini, amici, compaesani è venuto il momento della Libertà, Fratellanza e Uguaglianza e soprattutto dei vostri sacrosanti diritti. Non vivrete più da bestie.
CONTADINO – (Rivolto agli altri due) – ” ‘Oi Barbacià, Oi Purciè, niente mericine e vuò varè cc”a sta fratellanza, uguaglianza e libertà sònghe marche ‘mpurtante e coccàta soluzione po male e panza, cape e pe’ call?
CIARLATANO – Già, in tutta europa, l’eco della Rivoluzione Francese sta dando i suoi frutti.
CONTADINO – “Piuttroppo” venne ‘a frutta!
CONTADINO – E ‘o vène a vennère, propriamente, ‘annùi che simme zappaturi?
CONTADINO – Chiste vò vennere ‘e semmenzelle ‘o scarpare
CIARLATANO – Non sentite “Libertè, Fraternitè, Egalitè?
TUTTI (In coro e ridendo) – Tuut”a mmè e niente ‘a tte (Escono di scena)
CIARLATANO – (Abbraccia il tiglio) Albero della libertà, ho speso la vita perché crescessi. Ora, se altri non vogliono o non sanno difenderti, io resterò solo contro tutti e vorrò innaffiarti col sangue delle mie vene.
NARRATRICE/TORE
L’oratore, accaldato e stanco, abbassa, finalmente, gli occhi e vede che, intorno al tiglio non c’è più nessuno. E’ rimasto lui, il tavolino ed l’albero. Sento un bisognino urgente. Spicca un salto, si guarda introno, poi si accosta al tiglio ed invece di innaffiarlo col sangue delle sue vene, lo fa in tutt’altro modo, come a voler dire…
TUTTI (In retroscena) – A noi rà Repubblica Partenopea, non c’è ne fòtte niente. Stàmme ‘bbuone cumme stàmme.
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