Cause in Tribunale (Canva) Mandamentonotizie.it
Avellino e l’inchiesta “Dolce Vita”: il Comune si costituisce parte civile. Una scelta tardiva ma carica di significato.
Un respiro trattenuto in attesa di verità. Avellino oggi sembra vivere sospesa, con il fiato corto, come una città che aspetta un verdetto capace di cambiare la sua storia recente.
La decisione del Comune di costituirsi parte civile nell’inchiesta “Dolce Vita” non è solo un atto formale: suona come una svolta e insieme come un segno di ferita ancora aperta.
È un gesto che arriva forse tardi, secondo molti, ma che sancisce una volontà: la città non vuole più restare spettatrice.
La domanda resta inevasa: sarà questo l’inizio di un vero riscatto collettivo? Tutto è ancora da vedere.
Le strade di Avellino raccontano la rabbia e la delusione di una comunità colpita nel cuore. L’inchiesta “Dolce Vita” ha sollevato un velo su intrecci torbidi che vedono coinvolti ventotto imputati, tra cui l’ex sindaco Gianluca Festa, funzionari comunali, imprenditori e professionisti. Una rete fitta, capace di incrinare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.
La commissaria prefettizia Giuliana Perrotta, con la delibera di metà agosto, ha scelto di muovere un passo cruciale: il Comune sarà parte civile nell’udienza preliminare del 15 ottobre. Un gesto che pesa come un macigno e che segna un confine netto tra passato e futuro. Nel frattempo la città osserva, divisa tra rabbia e speranza, con la consapevolezza che quanto accade non è soltanto una questione giudiziaria, ma un passaggio che resterà inciso nella memoria collettiva.
Costituirsi parte civile non è solo una mossa tecnica, ma un messaggio: Avellino vuole difendere la propria immagine e quella dei suoi cittadini. Per dare forza a questo segnale, l’Ente si è rivolto al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati, chiedendo una lista di nomi tra cui scegliere il legale che rappresenterà la città in tribunale. Secondo indiscrezioni, non sarà un professionista locale a sostenere l’accusa, ma una figura esterna, scelta per garantire indipendenza e rigore. Una decisione che viene letta come un atto di serietà, un modo per affermare che la città non intende più piegarsi a logiche di sospetto.
Eppure, resta la domanda più difficile: basterà la giustizia formale a ricucire la frattura tra cittadini e istituzioni? Oppure la vera rinascita dovrà nascere dal basso, da una responsabilità condivisa, da una comunità che decide di non voltarsi più dall’altra parte? Oggi Avellino si guarda allo specchio. L’inchiesta “Dolce Vita” rappresenta una prova di maturità che va oltre le aule di tribunale. Se l’atto del Comune segna un passo istituzionale, il futuro dipenderà dalla capacità dei cittadini di trasformare la delusione in coraggio. Perché la rinascita non si scrive solo con le sentenze, ma con le scelte quotidiane di chi non vuole più abbassare la testa.
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