CAROTENUTO. L’addio di Pesce: “Questo non è calcio; è una Zeza…”
“Questo non è calcio, è una Zeza…: di che vogliamo parlare?”. Addio con rammarico, con espressione tipica del dialetto avellinese, quello di Carmine Pesce. La chiamata di Rozza arriva alle 22:30 circa di lunedì. E’ il presidente a comunicare all’allenatore di Monteforte l’esonero. “Non aver avuto tempo a disposizione per portare a regime la squadra rappresenta la mia più grossa tristezza”. Dopo due giornate il Carotenuto decide di cambiare la guida tecnica. Pesce accetta le decisioni della società, pur non condividendole sia nei modi, sia (appunto), nei tempi.
“Abbiamo cominciato il ritiro il 17 agosto scorso con soli cinque elementi della rosa attuale. Sin dall’inizio non ho riscontrato una programmazione seria da parte della società. Non si spende un euro e poi c’è la pretesa di ottenere risultati a stretto giro. Non sono un mago con la bacchetta magica, ma solo un allenatore che fa del lavoro la sua cultura imprescindibile per ottenere i risultati. Se non c’è fiducia, se non si naviga tutti nella stessa direzione, se non c’è unione, meglio tirare i remi in barca. Non sono abituato a lavorare con una società dove il presidente ti difende e il direttore sportivo naviga contro. Sin dall’inizio avevo dato precise direttive su come operare sul mercato. Avevo chiesto di costruire un organico intorno agli Under, invece è stata fatta la cosa contraria. Avevo chiesto dall’inizio del ritiro un portiere; è arrivato solamente il giorno prima della gara contro il Cervinara”.
Pesce è un fiume in piena. “Non so come si facciano a pretendere risultati dopo solo una settimana in cui ho avuto l’intera rosa a disposizione. Che possono dare i ragazzi a corto di allenamento? Contro il Cervinara Claridi, proprio perché è sceso in campo senza allenamento, è uscito anzitempo per infortunio. Lo stesso stavano per fare anche Di Costanzo e Rea. Restando in tema di condizione fisica, se sotto questo punto di vista eravamo deficitari, dovevamo esserlo anche domenica scorsa a Mirabella: perché nessuno ha parlato di questa cosa?”.
Il tecnico non ha dubbi. “Non devo dimostrare nulla, per me parlano i risultati: ovunque sono stato ho fatto bene”.
La gara con il Cervinara: “Fossi stato la società, conscia delle difficoltà della squadra, avrei fatto i complimenti alla squadra per come ha tenuto testa all’avversario, specie nel primo tempo. Abbiamo costruito e recriminato per un rigore non visto dall’arbitro contro una squadra che ha un budget non so quante volte superiore al nostro. Se non c’è nemmeno la concezione di attendere i frutti del lavoro che si mette in campo, siamo completamente su visioni sbagliate”.
L’addio: “Non ne faccio una questione di principio. Il calcio era e resta una passione e poi non vivo di questo. Dispiace tanto, stavamo mettendo le basi per poterci davvero divertire, però ho riscontrato che la dirigenza a Mugnano vede il calcio nel modo contrario principalmente a quello del sottoscritto, quello degli altri non so…”.