De Caro presenta il suo Pd : “Partito plurale e libero da imposizioni”
“Necessitiamo di una grande comunità, di un
partito che non ha bisogno di yes man”. Umberto Del Basso De Caro lancia a
Baiano la sua volata per la segreteria regionale del Pd.
“Rappresentiamo le aree interne – ha affermato
nel suo intervento mandamentale – ma anche
le voci libere contro il pensiero unico”. De Caro non nomina mai il Governatore
De Luca, ma il destinatario dei suoi attacchi è lui. “Il nostro è un pensiero plurale che punta sul confronto e che mira ad
ottenere una sintesi. Non esiste, nel nostro ideale, una che comanda e gli
altri che obbediscono. Noi non abbiamo mai obbedito a nessuno, se non agli
elettori. Non siamo mai stati oggetto di imposizioni di qualcuno. In politica
non si è mai contro, ma si punta ad affermare l’identità e i valori che non muoiono
mai, a cominciare dalla libertà. La nostra battaglia guarda avanti, intendiamo
discutere e aprirci a tutti per un partito responsabile ed autonomo. Un partito
che non sia lo zerbino di qualche istituzione, ma una fonte per elaborare
progetti e proposte. Il partito vive una fase non facile a livello regionale.
Prendiamo ad esempio la città di Napoli dove da dieci anni non riusciamo ad
accedere nemmeno al ballottaggio con percentuali che si attestano al di sotto
della media nazionale. In più l’anno prossimo ci attende la difficilissima
sfida delle elezioni regionali”.
Sulle
primarie nazionali, invece, De Caro sottolinea: “Martina è il candidato per l’unità del partito: senza di lui non credo
che questa condizione possa verificarsi. Il nostro obiettivo non è quello di
perdere altri pezzi, ma di tenere tutti dentro, a cominciare dall’ex premier
Matteo Renzi che resta una valida risorsa considerando che ha soli
quarantaquattro anni. La svolta riparte da Martina e Richetti. Con gli altri
candidati si torna indietro, alla storia dei democratici di sinistra che è
terminata con la caduta del muro di Berlino. Ad undici anni dalla nascita del
Partito Democratico non dobbiamo assolutamente considerare la possibilità di
girarci indietro per avere una prosecuzione di un mondo politico che già non c’è
più”.