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De Mita ed il legame con il Mandamento Baianese lungo circa 60 anni. Fatti e aneddoti

di Nicola Montanile

La scomparsa del compianto premier, ex segretario politico della D.C. ha riportato alla memoria di tanti mandamentali, moltissimi ricordi, che hanno caratterizzato la sua vita.
All’inizio della sua carriera, venne apostrofato come “Il politico di sagrestia”, ricordando il suo impegno nel campo cattolico, ma a lui va il merito di essersi affermato, ai suoi tempi, confrontandosi con calibri quali, Gerardo Bianco, Nicola Mancini, Giuseppe Gargani e tanti altri che militavano nella Democrazia Cristiana.
Ma, per dare l’esatta dimensione dell’uomo e del politico, prese il posto di un alltro grande uomo, ossia Fiorentino Sullo.
All’uomo di Nusco, molti amministratori, nonche cittadini ed amci del comprensorio avellano – Baianese dello stesso suo ideale politico, ed, a volte, anche di altre correnti, si rivolgevano, per la risoluzione dei propri problemi familiari e amministrativi e la sua grandezza sopratutto di politco sta nel fatto che alla veneranda età, era Sindaco del proprio paese, segno tangibile che dopo di lui, c’era il vuoto politico e di partiti, poichè non si può fare politica dalla sera al mattino, senza sacrifici ed una concreta base in materia.
Coloro che ancora andavano a fargli visita amicale ci hanno riferito che parlava sempre, con immenso piacere dei nostri centri e di persone e spesso, chiedeva di questo e di quello ricordando, persino ” ‘O Stortnomme”, senza dimenticare che era stato mentore di battezzati, di matrimoni e di cresima di molti ed alcuni li ritroverà al cospetto di Dio.
Comunque, nel corso della sua attiva esistenza, molti sono stati gli aneddoti o se volete fattarielli, veri o falsi, ma fa piacere ricordarne uno, basato sulla sua elegante diplomazia che doveva spesso mettere in atto, specialmente, quando membri all’interno del partito non andavano d’accordo e questo una delle tante volte accadeva, ad Avella, in occasione di elezioni amministrative dove il partito era scisso e si presentava con la normale lista col Simbolo ed una Civica e vi erano due sedi; una allocata in un vano dei proprietari Magnotti lungo il Corso Vittorio Emanuele e l’altra, dirimpetto in quello dell’Ordine dei Frati Minori Osservanti, in piazza Convento, a pochi passi dall’ex Chiesa degli Angeli, attualmente, della SS Annunziata.
Il diplomatico non si perse d’animo, sapendo che non si poteva dirigere, per primo, verso l’una offendendo l’altra e gli adepti, allora, con gran disinvoltura, conoscendo il paese, fece fermare l’auto da cui scese, nei pressi dell’entrata e, salito sulla piazzetta si incamminò fino ad arrivare all’altezza del posto dei Guelfi e Ghibellini, si fermò, alzò le mani e richiamandoli, congiungendo le braccia, disse” Amici! venite” e così tutti si unirono intorno a lui.
Insomma, “l’Amato”, rifacendoci al patrono del suo paese, ebbe l’abilità di salvare “capra e cavoli”, o, meglio, “Cù nu colpe fece doje fucetele”.

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