Il Governo lo chiama “flessibile”, ma se lasci il lavoro ti scippano 300€ al mese | I sindacati parlano di truffa di Stato

Pensione anticipata, ma quanto si viene penalizzati - mandamentonotizie.it (Foto archivio)
Lasciare il lavoro in anticipo rispetto ai tempi stabiliti dal sistema previdenziale potrebbe costare caro: ecco quanto si perde ogni mese.
L’Italia è uno dei Paesi in cui l’età pensionabile è più elevata rispetto a molte altre Nazioni: nel 2025 è rimasta fissata a 67 anni, sia per gli uomini che per le donne, con almeno 20 anni di contributi.
Il requisito anagrafico è stato confermato anche per il 2026, ma l’età effettiva di pensionamento può variare leggermente a seconda delle categorie di lavoratori e delle diverse tipologie di pensione.
Esistono, tuttavia, vari modi per evitare di andare in pensione dopo i 67 anni: la pensione anticipata ordinaria si ottiene al raggiungimento di un determinato numero di anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica, mentre quella flessibile è stata introdotta nel 2024 e 2925 e prevede un’età minima di 62 anni e 41 anni di contributi.
Negli ultimi periodi il Governo sta considerando delle nuove opzioni che permetterebbero ai lavoratori di andare in pensione con largo anticipo, ma questa scelta potrebbe comportare una notevole perdita economica.
Pensione, quali sono le opzioni previste
Tra le opzioni per il pensionamento anticipato, le più diffuse sono Quota 103 e Opzione Donna. La prima è riservata ai lavoratori dipendenti e autonomi del settore privato e pubblico, compresi gli iscritti alla Gestione Separata INPS, e prevede il pensionamento prima dei 67 anni di età a patto che si siano raggiunti i 41 anni di contributi. Opzione Donna, invece, è rivolta alle lavoratrici e permette loro di accedere alla pensione anticipata con 35 anni di contributi e un’età anagrafica di 58 anni (dipendenti) o 59 anni (autonome).
Ultimamente il Governo italiano sta discutendo riguardo l’inserimento di una modalità di pensionamento che consentirebbe di anticipare ulteriormente l’addio al lavoro. Quota 41 potrebbe consentire di lasciare l’impiego al raggiungimento dei 41 anni di contributi: oggi, tuttavia, è consentita solo ad alcune tipologie di lavoratori come disoccupati di lungo periodo, invalidi (con percentuale almeno del 74%), caregiver e addetti a mansioni usuranti o gravose.

In pensione, ma a quale prezzo
Al fine di estendere Quota 41 ad un maggior numero di lavoratori, le istituzioni hanno ipotizzato una variante “flessibile” con un ricalcolo contributivo dell’assegno per coloro che potrebbero ricorrere a questa misura. Quota 41, infatti, comporta una riduzione dell’assegno pensionistico che potrebbe essere rivista nei prossimi mesi.
I dipendenti che abbandonano il lavoro in anticipo rispetto all’età pensionabile prevista dalla legge sono soggetti ad una penalizzazione del 2% per ogni anno di anticipo. Ad oggi, però, pare che il Governo stia studiando anche una misura che, oltre a ridurre il meno possibile l’impatto sull’assegno della pensione, potrebbe tenere in considerazione anche l’ISEE.