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MUGNANO. Il Cammino di Santiago di Gabriele: “Il mio sacrificio lungo 800 Km”

Un cammino di 30 giorni lungo circa 800 Km, fatto di insidie, fatiche, stress, tortuosità, ma quando intravedi la meta finale gioisci e dimentichi tutto.

Sensazioni ed emozioni del Cammino di Santiago ci vengono fornite da Gabriele Vitale, 18 anni, originario di Mugnano del Cardinale (sua madre Anna Ercolino è nativa del paese), ma ha praticamente risieduto sempre a Catania. Gabriele si è diplomato l’estate scorsa ed in attesa di proseguire gli studi presso la Facoltà di Economia e Commercio. In questi giorni Gabriele, reduce dal suo pellegrinaggio, è stato nel comune mandamentale per salutare parenti ed amici e ha deciso di raccontarci il suo personale “sacrificio”.

Il tutto – spiega – è nato da una serie di circostanze negative che vedevo intorno a me. La mia vita spirituale, la mia famiglia, lo sport, la scuola: tutto non girava per il verso giusto. Di qui mi sono convinto di intraprendere questa esperienza”.

I benefici sono evidenti. “In me ho riscoperto una nuova forza, il mio approccio con il Mondo sembra essere cambiato”.

Il Cammino verso Santiago di Gabriele, verso la tomba dell’apostolo Giacomo Il Maggiore (dichiarato patrimonio dell’Umanità dall’Unesco), comincia il 15 luglio da Saint Jean Port (Francia) e termina il 13 agosto, appunto, al Santuario spagnolo. Tanti chilometri che arricchiscono una tappa della vita importante e che si interseca con paesaggi mozzafiato e tanta gente  comune che lasciano un ricordo indelebile. “E’ stata un’esperienza bellissima che ho intrapreso prevalentemente da solo salvo gli ultimi giorni che ho condiviso con un amico spagnolo e un amico turco. E’ stata dura, ma posso ritenermi soddisfatto”.

Il ritmo di Gabriele è stato positivo, ma le difficoltà non sono certo mancate. “Per affrontare un cammino del genere occorrono tante energie, riuscire a dosarle, però, non è mai facile. La mia giornata cominciava molto presto, alle sei al massimo ero già in cammino per la tappa giornaliera. Non c’era, durante la giornata, un numero di chilometri da percorrere prestabilito. A volte ne percorrevi dieci ed eri stanchissimo, altri giorni ne percorrevi quaranta e avevi voglia di proseguire ancora. Tutto dipendeva dall’energia e dall’alimentazione. Gli zuccheri erano fondamentali, frutta e biscotti non mancavano mai durante il cammino, poi la sera in ostello si cenava”.

Guai a pensare di intraprendere il Cammino di Santiago come una passeggiata. “E’ un tragitto imprevedibile dove cammini da solo e dove cerchi di aiutare chi sorpassi strada facendo ad avere fiducia e ad andare avanti”. E’ doveroso non abbattersi anche se le crisi, come nel caso di Gabriele, sono sempre dietro l’angolo. “Per me è stata dura ambientarmi: i primi cinque giorni sono stati ardui. Poi giorno dopo giorno mi sono abituato, ma poco dopo la metà del cammino ero pronto a smettere. Gli animali mi perseguitavano e me li portavo dietro da diversi giorni. Poi grazie all’aiuto degli amici spagnoli e turchi di cui accennavo in precedenza, la paura è passata e sono riuscito ad andare avanti. Il dolore psicologico rischiava di essere più forte di quello fisico, ma alla fine ce l’ho fatta”.

L’esperienza è una di quelle da non dimenticare mai. “Senza che te ne accorgi fai parte di una grande famiglia. Ti colpiscono subito i vari messaggi delle persone che ti incitano a proseguire il cammino. Ciò che ti rimane è che delle persone che incontri la prima cosa che chiedi non è il nome, ma la provenienza…”.

L’arrivo a Santiago de Compostela, però, a detta di Gabriele, non sa di liberazione. “Gli ultimi dieci chilometri non sono ideali, l’atmosfera della città non è bella. Non a caso mi è rimasto impresso un cartello che recitava: E’ il cammino che fa la nostra vita, ma non la meta”. Sentirsi purificato, però, ha comunque una sensazione importante. “Dopo aver completato il rito è stato invece molto bello piantare il bastone e sentire il rumore dell’Oceano. Nonostante le avverse condizioni meteorologiche era doveroso fare il bagno alla playa de la muerte…Il nome della spiaggia potrebbe far pensare ad altro, invece era la zona più tranquilla”.

L’esperienza di Gabriele si chiude in maniera positiva, e in futuro il diretto interessato non esclude ulteriori pellegrinaggi. “Perché no…, tutto potrebbe essere”. Alla prossima puntata…



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