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Offerta di lavoro: una professione delicata che richiede amore e dedizione | I requisiti

Un’offerta di lavoro che aiuta chi è fragile. Come funziona e chi lo svolge davvero, senza stipendio fisso.

C’è un’offerta di lavoro per un incarico delicatissimo, previsto dalla legge, che affida a una persona la responsabilità di tutelare chi non può farcela da solo.

Non si tratta di un lavoro comune né di una professione tradizionale, perché nasce con un obiettivo diverso.

Sorprende scoprire che chi lo ricopre non percepisce uno stipendio garantito.

Eppure, in alcuni casi, è possibile ottenere un compenso stabilito direttamente dal giudice.

Un compito importante che non si misura in denaro

La nostra società ha creato strumenti giuridici per aiutare chi, per ragioni di salute o condizioni particolari, non riesce a gestire i propri interessi. Si tratta di figure designate dal tribunale, persone scelte in base a rapporti di fiducia, parentela o idoneità.

A differenza di mestieri tradizionali, questo incarico non prevede un contratto di lavoro né una paga fissa. È piuttosto un dovere civico, un impegno personale che richiede tempo, dedizione e sensibilità. La sua forza sta proprio nella natura solidale: nasce per proteggere chi vive momenti di vulnerabilità senza ricorrere a misure più drastiche come l’interdizione o l’inabilitazione.

Euro in banconote -fonte Canva – Mandamentonotizie.it

Offerta di lavoro: Niente busta paga ma indennità fino a 2000 euro

Il nome di questo incarico è amministratore di sostegno, figura introdotta dalla legge n. 6 del 2004. È il giudice tutelare a nominare chi riveste questo ruolo, tenendo conto della volontà della persona da assistere e delle sue necessità. Per legge, l’incarico è gratuito. Tuttavia, l’articolo 379 del Codice Civile prevede che, in casi particolari, il giudice possa riconoscere un’equa indennità. Il compenso viene liquidato in base alla complessità della gestione, alle difficoltà affrontate e all’entità del patrimonio amministrato. L’indennità copre di norma dodici mesi di attività e viene pagata con i beni del beneficiario.

Le differenze si notano tra amministratori familiari, spesso non retribuiti, e professionisti, che possono invece ricevere un riconoscimento economico se l’incarico lo richiede. Un istituto pensato non come lavoro, ma come strumento flessibile e umano di tutela, che mette al centro la dignità e i bisogni della persona fragile. Chi può svolgere questo incarico?

La legge stabilisce che possono presentare richiesta:

  • il beneficiario stesso, anche se minorenne o già interdetto,
  • il coniuge o convivente stabile,
  • i parenti entro il quarto grado e gli affini entro il secondo,
  • eventuali tutori o curatori già nominati,
  • il pubblico ministero.

Il giudice, nel nominare l’amministratore, valuta la volontà del beneficiario (se espressa), i rapporti di parentela, il legame affettivo e l’idoneità della persona prescelta. In alcuni casi, l’incarico può essere affidato a un professionista esterno, quando non ci siano familiari disponibili o idonei.

Barbara Guarini

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