Pensioni, nel 2025 ti spettano 8.034€ anche se non hai mai lavorato | Basta superare questa soglia d’età

Le nuove pensioni (Foto di Tatiana Zanon su Unsplash) - mandamentonotizie.it
Rivoluzione sistema pensionistico: nel 2025 anche chi non ha mai lavorato può prendere 8000 euro. I requisiti necessari.
Arriva una buona notizia per migliaia di cittadini italiani che finora si erano sentiti esclusi dalle tutele previdenziali. La Corte Costituzionale ha aperto una nuova strada: anche chi ha versato pochi o nessun contributo potrebbe ricevere una pensione minima, a patto che abbia superato una certa età.
Il punto di partenza è una recente sentenza – la numero 94 del 2025 – che ha messo in discussione una delle regole più rigide introdotte con la riforma delle pensioni degli anni Novanta.
Nello specifico, è stato cancellato il divieto di integrare al minimo l’importo della pensione per alcune categorie di beneficiari. E sebbene il caso riguardasse l’invalidità previdenziale, i principi espressi dalla Consulta potrebbero valere anche per altri trattamenti.
In parole semplici: fino a oggi chi rientrava nel cosiddetto sistema “contributivo puro” (ovvero ha iniziato a lavorare dopo il 1996 e ha versato pochi contributi) rischiava di ricevere una pensione troppo bassa, senza possibilità di integrazione. Oggi, invece, si apre la porta a un nuovo modello, che non guarda solo ai contributi ma anche alla situazione economica e anagrafica della persona. Scopriamo come cambiano le cose.
Pensioni: anche se non hai mai lavorato ti spettano 8000 euro
Il riferimento è alla proposta di una pensione minima universale: un assegno base da circa 618 euro al mese, pari a 8.034 euro l’anno, destinato a chi ha superato i 67 anni di età e si trova in una condizione economica fragile, anche se non ha mai avuto un lavoro regolare.
Questo cambiamento, come ci spiega money.it, nasce da un principio sancito dalla Costituzione: a ogni cittadino devono essere garantiti mezzi adeguati per vivere con dignità, soprattutto in età avanzata o in caso di difficoltà lavorative. Non basta offrire “aiuti” temporanei: serve una rete solida, permanente, accessibile a tutti.

Cosa cambierà nel prossimo futuro
La Corte ha anche sottolineato che escludere certe categorie solo perché non hanno maturato abbastanza contributi è discriminatorio. È proprio da questa osservazione che può partire una riforma più ampia: rivedere i requisiti per l’accesso all’assegno sociale, oppure ridurre il numero minimo di anni contributivi per accedere a una pensione, a vantaggio di chi ha avuto carriere discontinue o nessuna possibilità di lavorare.
Nessuna decisione è ancora definitiva, ma il segnale è forte: la tutela della dignità economica degli anziani torna al centro del dibattito. E se anche il legislatore prenderà spunto da questa sentenza, presto potremmo davvero assistere alla nascita di una pensione minima garantita per tutti. In attesa di nuovi sviluppi, chi ha superato i 67 anni e ha un reddito basso può già informarsi sull’assegno sociale: una misura esistente, ma che potrebbe presto evolversi in qualcosa di più strutturato e inclusivo.