Analisi dell'acqua (canva) MandamentoNotizie.it
Tracce di cocaina e metanfetamina nelle acque: uno specchio della società che parla anche di ambiente, salute e abitudini quotidiane.
Nessuno se ne accorge, ma i fiumi stanno parlando. E quello che raccontano riguarda tutti. Non si tratta di un disastro improvviso, ma di un lento accumulo di tracce invisibili.
Quelle lasciate dai consumi urbani. Abitudini private che si riversano nella collettività creando seri problemi all’ambiente e rivelando una situazione drammatica.
La notizia arriva da Irpinia, ma la questione è globale: le droghe sintetiche e naturali sono ovunque e non accennano a diminuire.
Le ultime analisi dell’acqua eseguite hanno rivelato una situazione fuori controllo. Ecco di cosa si tratta e quali possono essere le conseguenze.
Il mondo dell’ecologia urbana ha un nuovo alleato inaspettato: le droghe. Non nel senso comune, ma come indicatori ambientali e sociali. Un recente studio condotto dal dipartimento di Scienze Chimiche dell’Università di Napoli, in collaborazione con il CNR e il contributo della società Irpiniambiente, ha messo sotto osservazione i reflui urbani. L’obiettivo? Capire quanto e come le sostanze stupefacenti stiano impattando sul nostro ecosistema.
Attraverso sofisticate tecniche analitiche, come la cromatografia liquida ad alte prestazioni, sono state individuate nelle acque reflue numerose tracce di cocaina, metanfetamina, ketamina e cannabinoidi. Non si tratta solo di una curiosità scientifica: la loro presenza si estende fino alle acque superficiali e potenzialmente alle falde, con un impatto diretto su flora, fauna e persino coltivazioni. Lo studio non mira solo a misurare l’inquinamento, ma diventa un vero e proprio specchio della società. A partire dalle acque si ricostruisce un quadro dei consumi, delle abitudini e delle abitudini, fotografando in tempo reale la vita (anche quella sommersa) delle città.
Il monitoraggio è avvenuto in cinque diversi punti della rete fognaria e di depurazione dell’area irpina, con una particolare attenzione ai depuratori di Solofra e Mercogliano. L’analisi ha rivelato la presenza stabile di droghe sintetiche e naturali: cocaina, metanfetamina, ketamina, cannabinoidi. Queste sostanze, una volta consumate, finiscono nei reflui urbani e da lì entrano nel ciclo ambientale inquinando fiumi e natura. I risultati sono preoccupanti ma anche illuminanti. La metanfetamina, ad esempio, è risultata essere presente con valori insolitamente alti rispetto ad altre zone, suggerendo una diffusione più capillare di quanto si pensasse. Le acque trattate e rilasciate nei fiumi o nel suolo non riescono a trattenere completamente questi composti, che entrano così in contatto con la natura. Un rischio concreto per l’ambiente e, potenzialmente, per la catena alimentare.
La ricerca, pur avendo un’impostazione tecnica, solleva interrogativi etici e sociali: quanto incidono le nostre abitudini sulla salute del pianeta? E fino a che punto la natura può continuare a farsi carico delle nostre scorie invisibili? L’Irpinia, con questo studio, si inserisce in una rete europea di ricerca ambientale che usa la chimica per leggere la società. Ed è proprio questa la forza dell’indagine: trasformare un’informazione scomoda in uno strumento di consapevolezza collettiva. Un primo passo per capire che tutto è collegato, anche quello che preferiremmo non vedere.
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